Carni sostenibili – produzione e consumo per una green economy

La carne è un alimento molto nutritivo, ricco di ferro e proteine ad alto valore biologico. Il suo consumo è però da tempo criticato per gli effetti dannosi sulla salute e l’ambiente.

Forse ti stai chiedendo se è possibile produrre carni sostenibili? La risposta è “si”!

Vediamo insieme come…

Cosa si intende per carni sostenibili?

La questione degli allevamenti zootecnici è molto sentita dagli ambientalisti. Avrai spesso sentito parlare dell’impatto che ha la produzione di carni e salumi sull’ambiente, in termini di sfruttamento idrico, del suolo ed emissioni di gas serra.

Per carni sostenibili si intende il prodotto ottenuto da allevamenti che tengono conto del benessere degli animali, della tutela dell’ambiente e il cui consumo non reca danno alla nostra salute.

Il concetto di sostenibilità, oltre alla sfera economica e ambientale, riguarda infatti anche la salute pubblica. Da questo punto di vista un consumo eccessivo di carne è spesso sconsigliato nelle diete, perché potenzialmente in grado di causare effetti negativi sulla salute. Le raccomandazioni dell’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità) consigliano quindi di ridurre il consumo di carni e salumi giornaliero.

Sebbene la carne sia un ottimo alimento dal punto di vista nutrizionale, ricco in proteine e minerali, se ne evidenziano spesso solo gli aspetti negativi. Sono nate per questo molte associazioni che difendono la produzione di carne sostenibile.

Ne è un esempio l’ASSOCARNI (Associazione Nazionale Industria e Commercio Carni e Bestiame), nata nel 1983 su iniziativa di un gruppo di operatori intenzionati dell’industria delle carni (macellazione, sezionamento, lavorazione, trasformazione).

Perché dobbiamo scegliere le carni sostenibili?

La carne è fra gli alimenti a maggior impatto ambientale. Secondo i dati FAO il settore zootecnico è responsabile del 14,5% delle emissioni di gas serra, di cui circa il 10% è rappresentato dal settore produttivo di carni e salumi.

Per massimizzare la crescita degli animali da reddito, negli allevamenti sono spesso utilizzati antibiotici ed altri farmaci, che vengono poi assorbiti dal terreno. Per ovviare a questa problematica, la Food and Drug Administration (FDA) ha approvato la Direttiva sui mangimi veterinari, che obbliga i produttori a somministrare farmaci agli animali unicamente sotto la supervisione di un veterinario autorizzato, ove strettamente necessario.

Un’altra problematica è legata al disboscamento richiesto per ampliare i terreni coltivabili con cui vengono prodotti i mangimi. L’impiego del suolo per il settore zootecnico sfrutta circa il 30% delle terre coltivate.

Date le previsioni dell’OMS di un incremento demografico nei prossimi decenni, che vede la popolazione mondiale raggiungere i 9,7 miliardi di abitanti nel 2050, è impensabile continuare in questa direzione senza esaurire le riserve del pianeta.

Ecco perché è necessario cambiare la mentalità verso un consumo e una produzione di carne sostenibile.

Qual è il tipo di carne più sostenibile?

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Non tutte le tipologie di carne hanno lo stesso impatto sull’ambiente. Conoscere quali sono quelle migliori dal punto di vista ecologico può aiutarti scegliere la tua fonte giornaliera di proteine nobili, per mangiare carne in modo sostenibile.

Ecco un elenco delle tipologie di carne più consumate, in ordine di impatto ambientale decrescente (da quella più dannosa alla più sostenibile):

L’allevamento di bovini richiede grandi quantità di terra, cibo e acqua per arrivare dal pascolo al tuo piatto. Grandi risorse idriche e del suolo sono richieste anche per la produzione dei mangimi. Atro aspetto da considerare sono le emissioni di metano e gas serra causate dalle deiezioni e dal settore dei trasporti correlato al settore zootecnico.  Per il bene del Pianeta sarebbe quindi opportuno limitare il consumo di carne rossa ad una volta a settimana.

I suini crescono e si riproducono velocemente. Hanno bisogno minor mangime rispetto ai bovini, inoltre, essendo onnivori, possono essere alimentati con prodotti di avanzo dall’industria alimentare umana. Discorso a parte viene fatto per i salumi e gli insaccati: sono consigliati con moderazione per via dei processi produttivi che li rendono poco salutari.

Le pecore consumano meno risorse dei bovini. Tuttavia, di solito, fanno un solo parto all’anno, il che le rende meno efficienti rispetto ai maiali o ai polli. Fortunatamente in molti riservano il consumo dell’agnello unicamente per le festività, come in occasione della Pasqua.

I conigli sono facili da allevare, richiedono poco spazio e si riproducono con maggior velocità rispetto ai grandi animali da reddito (suini e bovini). Il loro allevamento ha quindi minor impatto sull’ambiente.

Polli e tacchini si riproducono rapidamente e richiedono minori risorse idriche e spazio per l’allevamento rispetto a bovini e suini. Le carni di pollo e tacchino sono ricche di proteine nobili e contengono pochi grassi. Sono quindi la migliore scelta per un’alimentazione sostenibile.

Ricordati sempre di preferire la carne proveniente da allevamenti sostenibili, che agiscono nel rispetto dell’ambiente e nella tutela del benessere degli animali.

Qual è la differenza tra manzo nutrito con mangimi biologici o erba?

La tipologia di mangime utilizzato per il foraggio degli animali d’allevamento fa la differenza per la qualità nutrizionale delle carni.

I bovini ad oggi sono alimentati prevalentemente con cereali provenienti da monocolture poco sostenibili per l’ambiente, solitamente soia e mais. Con questi cereali gli allevatori puntano ad “ingrassare” i bovini per aumentarne rapidamente le dimensioni. Si tratta di mangimi poco nutritivi, che avranno effetto negativo sulla composizione delle loro carni.

Alimenti per il bestiame più in linea con una transizione green sono i mangimi biologici e l’erba. Ti stai chiedendo quali sono le differenze tra queste due tipologie di foraggio?

  • Mangime biologico

Per mangimi biologici si intendono quei prodotti per l’alimentazione degli animali da reddito realizzati con cereali provenienti da agricoltura sostenibile. Da un punto di vista ambientale sono sicuramente da preferire ai mangimi provenienti da monocolture, mentre dal punto di vista nutrizionale cambia ben poco.

  • Erba

Nonostante le mucche abbiano uno stomaco a quattro camere ed una flora microbica in grado trasformare la cellulosa in energia, l’erba rimane un alimento poco nutriente anche per loro. Quando senti parlare di “alimentato con erba” significa quindi che l’erba è stato il mangime prevalente, tuttavia sono servite altre integrazioni nella loro dieta.

I bovini nutriti con erba, inoltre, non sono necessariamente allevati al pascolo. Bisognerebbe fare una distinzione anche in questo senso: c’è differenza in termini nutrizionali tra erba fresca o meno.

  • Qual è il mangime migliore, biologico o erba?

Sia il manzo nutrito con cereali che quello nutrito con erba sono fonti di vitamine del gruppo B (B12, B3 e B6), minerali (ferro, selenio e zinco) e proteine dall’elevato valore biologico.

La grande differenza è in termini di composizione di acidi grassi. La carne di manzo nutrito con erba, rispetto al manzo nutrito con cereali, contiene infatti:

Ne segue che, dal punto di vista nutrizionale, la carne di manzo nutrito con erba è di qualità nettamente superiore. Inoltre, permettere agli animali di pascolare liberamente è eticamente più corretto, sostiene la salute del suolo e la crescita di nuova vegetazione. 

Purtroppo il termine “alimentato con erba” non è regolamentato. Per assicurarti di avere nel piatto carne di manzo nutrito con erba, la cosa migliore è trovare un agricoltore locale e conoscere le tecniche di allevamento.

Cosa distingue il pollo biologico ruspante dalle altre tipologie?

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Il pollo In commercio viene distinto in base al metodo di allevamento. Facciamo chiarezza sui termini merceologici per mangiare carne in modo sostenibile:

  • Pollo (senza particolari indicazioni)

Con grande probabilità proviene da allevamenti intensivi, che non tengono conto degli spazi idonei al benessere degli animali, non utilizzano mangimi biologici e fanno un uso massivo di antibiotici. Il loro acquisto è pertanto sconsigliato.

  • Pollo ruspante

Con il termine “pollo ruspante” si intende un animale allevato a terra, all’aperto. Questo gli permette di integrare la sua alimentazione in modo naturale con ciò che fornisce la terra. Di conseguenza le sue carni avranno una qualità superiore.

  • Pollo biologico

Anche il pollo biologico è allevato all’aperto, la differenza sta nei principi etici dell’allevamento. Per essere considerato biologico il pollo deve essere cresciuto in allevamenti che mirano alla salvaguardia del benessere degli animali e al rispetto dell’ambiente. Questa tipologia è da preferire per un consumo di carne sostenibile.

La carne potrà essere veramente sostenibile?

A rendere la carne poco sostenibile sono le ingenti richieste di risorse idriche e del suolo, sia per la produzione di mangimi, che per le necessità d’allevamento in senso stretto. A questo si sommano le produzioni di gas serra dovute alle deiezioni e al settore dei trasporti collegato all’industria della carne.

Per portare qualche punto a suo favore, la carne è un alimento molto nutritivo, che contribuisce alla crescita e mantenere i corretti livelli di emoglobina nel sangue. Inoltre, il settore delle produzioni zootecniche occupa, solo in Italia, più di 270 000 tra allevamenti, aziende agricole e di trasformazione (sostenibilità sociale).

Per una produzione di carne sostenibile è necessario che gli animali siano alimentati con mangimi biologici e senza uso eccessivo di antibiotici. Si parla di transizione green, perché la strada che porta la produzione della carne ad un livello sostenibile è un processo lungo (una transizione).

Le sfide del settore zootecnico per la sostenibilità vengono accolte con la strategia Farm to Fork del Green Deal Europeo, pubblicata nel maggio 2020. Si tratta di una strategia europea coinvolta nel processo di transizione green in corso, che punta a ridare valore a carni e salumi come alimento e patrimonio gastronomico e culturale, nel rispetto del territorio, delle risorse idriche, dell’ambiente e della biodiversità.

Gli obiettivi fondamentali della strategia Farm to Fork da raggiungere entro il 2030 sono:

  • Ridurre l’uso dei pesticidi del 50%
  • Ridurre l’uso di fertilizzanti del 50%
  • Ridurre l’uso di antibiotici del 50%
  • Ampliare il settore dell’agricoltura biologica

(l’obiettivo è che, entro il 2030, oltre il 25% dei terreni agricoli sia dedicato all’agricoltura biologica)

  • Migliorare l’informazione ai consumatori
  • Ridurre gli sprechi alimentari
  • Favorire la ricerca e l’innovazione.

Che cos’è il progetto “Carni Sostenibili”?

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Ogni alimento che portiamo sulle nostre tavole ha un costo per l’ecosistema.

Molte associazioni, tra cui Assocarni, Assica e Unaitalia, si sono impegnate a dimostrare che la produzione e il consumo di carne possono essere sostenibili, sia per la salute che per l’ambiente. Nel 2012 è nato quindi il progetto “Carni Sostenibili”, con l’impegno di dare informazioni oggettive sul benessere umano, animale e sull’ambiente.

Il progetto “Carni Sostenibili”, volto a comparare gli effetti che i diversi alimenti hanno sugli ecosistemi, evidenzia che la produzione di carne necessaria per soddisfare le esigenze nutrizionali di chi segue una dieta equilibrata e salutare non incide enormemente sull’ambiente.

La ricerca scientifica nel settore agroalimentare ha portato alla realizzazione del report “La sostenibilità delle carni e dei salumi in Italia”. Gli studi realizzati per la redazione di tale documento si sono basate sulle quantità di carne consigliate da una dieta equilibrata e non sul reale consumo pro capite.

Una sana alimentazione prevede, infatti, un consumo di carne in quantità moderate e abbondanti porzioni di frutta e verdura. Secondo il progetto “Carni Sostenibili” le emissioni di CO2 per produrre le porzioni settimanali di carne sono equiparabili alle emissioni di CO2 per produrre la quantità di frutta e verdura consigliate.

L’impatto che gli alimenti hanno sull’ambiente è quindi una questione di quantità! La clessidra alimentare suggerisce quali sono gli alimenti da preferire per una dieta equilibrata dal punto di vista nutrizionale ma allo stesso tempo sostenibile.

Cosa si intende per Clessidra Ambientale?

Per una buona salute si raccomanda di avere uno stile di vita attivo e di seguire una dieta sana ed equilibrata. Un buon esempio è rappresentato dalla dieta mediterranea, che suggerisce un elevato apporto di verdura, legumi, frutta fresca, frutta secca, olio d’oliva e cereali, un moderato consumo di pesce, latticini e carne ed un consumo occasionale di dolci.

La piramide alimentare fornisce raffigurazione della dieta mediterranea, rappresentando schematicamente la corretta frequenza di consumo degli alimenti. Alla base della piramide alimentare vi sono gli alimenti di cui si suggerisce maggior consumo (frutta, verdura, legumi e cereali), mentre nella punta della piramide vi sono quelli il cui consumo dovrebbe essere occasionale.

È stato messo in risalto come gli alimenti alla base della piramide siano quelli a minor impatto ambientale, contrariamente a quelli al vertice. Per raffigurare l’impatto ecologico e guidarci nella scelta degli alimenti più sostenibili è stato inizialmente adottato il modello della doppia piramide alimentare e ambientale.

Questa esprime l’impatto degli alimenti sull’ambiente lungo tutta la filiera produttiva ed è simmetrica alla piramide alimentare. Tuttavia, descrive l’effetto pro capite e non tiene conto della frequenza di consumo suggerita.

La clessidra ambientale è un altro modello di raffigurazione grafica, che descrive l’impatto ambientale dei vari alimenti (Carbon Footprint), tenendo conto delle indicazioni di consumo settimanale suggerite dalle linee guida nutrizionali dell’INRAN, ora CREA.

La carne quindi, al vertice della piramide alimentare ma consumata una volta, avrà lo stesso impatto (in termini di emissioni di CO2), delle cinque porzioni di frutta e verdura giornaliere.

Per semplificare ulteriormente il concetto: la carne consuma di più, ma ne dovresti mangiare poca, mentre la produzione di frutta e la verdura ha costi ambientali ridotti, ma un’alimentazione sana ne richiede grandi quantità. Alla fine le emissioni di CO2 per le due produzioni si bilanciano.

La Clessidra Ambientale è stata introdotta nel rapporto “La sostenibilità delle Carni in Italia”. Secondo tale studio, per avere una dieta equilibrata dal punto di vista nutrizionale e allo stesso tempo sostenibile per l’ambiente, è consigliabile consumare al massimo 400 grammi complessivi di carne (bianca, rossa e salumi) alla settimana. Resta comunque valido il modello alimentare proposto nella dieta mediterranea, con rotazione degli alimenti e attenzione alla stagionalità.

Considera che un minor consumo non è sempre associato ad una minor produzione. Devono cambiare la mentalità e le abitudini collettive perché le industrie alimentari possano adeguarsi ad una produzione di carne sostenibile.

Hai altre domande sulla produzione o il consumo di carne sostenibile? Contattaci per discuterne assieme.