Sostenibilità – Che cos’è? Definizioni, principi ed esempi

Hai sentito spesso parlare di sostenibilità in riferimento all’ambiente, all’economia o alla scelta di alimenti. Ma cosa si intende veramente per sostenibilità?

Lo sviluppo sostenibile è, ad oggi, un tema ricorrente ma quando un prodotto è considerato sostenibile?

In questo articolo puoi trovare le risposte alle tue domande.

Cosa si intende con sostenibilità?

La parola sostenibilità ha origine dal latino “sustĭnēre”, che letteralmente significa “tenere sotto”, sostenere, sorreggere, ma anche durare. Con questo termine si intende il processo attraverso il quale una certa cosa (ambiente, mercato, etc.) può essere mantenuta allo stesso livello per un tempo indefinito.

Non esiste una definizione universale di “sostenibilità”, infatti essa può avere un valore differente in base al contesto in cui viene utilizzata. Il fine della sostenibilità è quello di mantenere un certo Sistema al suo stato di equilibrio per il maggior periodo di tempo possibile.

Scopriamo le principali tipologie di sostenibilità:

  • Sostenibilità economica, è la capacità di un sistema economico di generare una crescita duratura nel tempo degli indicatori economici (ad esempio, reddito e lavoro).
  • Sostenibilità sociale, indica il complesso di azioni volte a raggiungere l’equità nella società. Si basa sulla parità di diritti umani ed ha come obiettivo la rimozione delle disparità tra classi sociali.
  • Sostenibilità alimentare, riguarda la scelta di alimenti che presentano un basso impatto ambientale, nel rispetto della biodiversità e degli ecosistemi.
  • Sostenibilità ecologica, o “ecosostenibilità”, è la caratteristica che permette al Sistema ambiente di essere preservato nel tempo. Riguarda l’ecologia, il rapporto tra risorse e consumi, l’equilibrio tra le varie specie in un ecosistema ed include ogni settore produttivo.

Quali sono le attività sostenibili?

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Le attività sostenibili sono quelle che rientrano nell’ottica dell’ecosostenibilità, nei suoi vari campi d’impiego, pertanto considerate attività “green”.

Alcuni requisiti delle attività sostenibili sono:

  • La prevenzione dei comportamenti che hanno un impatto negativo sull’ambiente
  • Una bassa emissione di gas serra
  • Un limitato spreco delle risorse
  • Il rispetto degli ecosistemi terrestri e marini
  • Il riciclaggio differenziato dei materiali impiegati nei vari processi produttivi.

Dal punto di vista economico, possono essere attuati dei provvedimenti con priorità sul tema del cambiamento climatico. Ne è un esempio il report del TEG, redatto nel giugno 2019. Tale documento prevede di incentivare le attività a bassa impronta di carbonio (attività low-carbon).

L’obiettivo proposto dal report è quello di mitigare l’impatto ambientale, riducendo le emissioni di CO2, verso uno scenario a 0 emissioni previsto per il 2050.

Che cosa si intende per sostenibilità ambientale?

Per sostenibilità ambientale, o ecosostenibilità, si intendono tutti quei provvedimenti attuati per far fronte allo spreco di risorse primarie (quali acqua, energia e cibo), allo sfruttamento del suolo e all’emissione di gas serra. Come obiettivo di questi provvedimenti vi è l’equilibrio tra le risorse consumate e la loro rigenerazione.

All’interno dell’ecosostenibilità vi rientrano le problematiche correlate alla sostenibilità alimentare. La produzione di generi alimentari, infatti, è tra le principali cause che ledono gli equilibri sopra descritti.

Lo sviluppo tecnologico e sanitario di quest’epoca hanno permesso di migliorare lo stile di vita individuale, consentendo un incremento delle nascite ed il prolungamento della durata di vita media. In questo contesto si assiste ad una rapida crescita della popolazione a livello mondiale, che minaccia di oltrepassare i confini di consumo in un contesto di sostenibilità alimentare e ambientale (ecosostenibilità).

Secondo le stime dell’ONU (The World Population Prospects 2019: Highlights), infatti, entro il 2050 si raggiungeranno i 9,7 miliardi di individui. La necessità di trovare delle fonti alimentari ecosostenibili per far fronte alle esigenze nutrizionali della popolazione mondiale in crescita diventa, quindi, una necessità.

La Food and Agriculture Organization of the United Nations, FAO (2012) afferma che, ad oggi, la richiesta di proteine è soddisfatta per il 27,9% dai prodotti dell’industria zootecnica (carne, latte, uova e derivati), la quale costituisce una delle maggiori minacce ambientali in termini di consumi idrici ed inquinamento. A seguire, per il 17% dai prodotti della pesca e dell’acquacoltura e, per la restante parte, da fonti vegetali (cereali e legumi).

La produzione di carne contribuisce infatti, per il 14-22% alle emissioni annuali di gas ad effetto serra, una quota maggiore rispetto al settore dei trasporti: una bistecca di 220 g costa, in termini di emissioni, quanto percorrere circa 16 km in auto.

Contemporaneamente, l’intensificazione dell’agricoltura necessaria alla produzione dei mangimi per gli animali d’allevamento necessari per le richieste di carne della popolazione occidentale, hanno come conseguenza lo sfruttamento ambientale e la deforestazione.

Risulta, pertanto, necessario cambiare il nostro modo di fare la spesa, prediligendo quegli alimenti a minor impatto ambientale, che si basano su una produzione sostenibile.

Cosa si intende per produzione sostenibile?

Il concetto di produzione sostenibile è associato a quello di consumo sostenibile. Questi, insieme, prendono parte allo sviluppo sostenibile, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale, sociale ed economico dei prodotti e dei servizi.

Per produzione sostenibile si intende una forma di produzione rispettosa dell’ambiente, che operi cioè, in un contesto di ecosostenibilità. Perché questa si possa realizzare, anche il consumo deve essere sostenibile: limitare gli sprechi è, quindi, il primo punto su cui ciascuno di noi, nel suo piccolo, si dovrebbe focalizzare.

Per la legge della domanda e dell’offerta, infatti, un aumento di richiesta di beni di consumo, quale avviene soprattutto nei paesi industrializzati, porta come conseguenza un aumento di produzione, che difficilmente rispetta i criteri di ecosostenibilità.

Quando un prodotto è considerato sostenibile?

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Un prodotto è considerato sostenibile quando la sua realizzazione è avvenuta nel rispetto dell’ambiente e dei diritti umani, in tutte le parti della filiera produttiva. Le modalità con cui esso viene realizzato sono solo un parametro da dover valutare.

Per considerare un prodotto sostenibile, infatti, bisogna valutarne anche la durabilità. Più un prodotto è duraturo nel tempo, meno risorse bisogna investire per produrne uno nuovo, in sua sostituzione e, contestualmente, si avranno minor quantità di rifiuti da smaltire.

Sostenibilità alimentare

Nel campo agroalimentare, si considera sostenibile un alimento che non comporta grosse spese per l’ecosistema in termini di risorse idriche, sfruttamento del suolo, utilizzo di pesticidi. Sarebbero, inoltre, da preferire quegli alimenti a “chilometro zero”, che limitano l’inquinamento dovuto al trasporto dei generi alimentari di importazione.

Tecnologia sostenibile

I dispositivi elettronici sono costituiti da minerali terrestri estratti dal sottosuolo. I processi di estrazione mineraria possono avere grosso impatto sull’ecosistema, in quanto molto spesso prevedono interventi di deforestazione.

I progressi tecnologici sono in continua evoluzione ed ogni anno viene prodotto un nuovo modello, che differisce dal precedente anche per piccole cose ma che risulta appetibile per il consumatore perché di ultima generazione.

Il consumismo sfrenato dei nostri giorni vede sempre più giovani cambiare frequentemente i propri dispositivi mobili di telefonia, pc, tablet, navigatori e quant’altro. Talvolta essi non tengono conto delle corrette misure da adottare per lo smaltimento di questi rifiuti “speciali”, né del danno ambientale che questa noncuranza può causare.

Sostenibilità nel campo della moda

Anche il settore della moda, come quello della tecnologia, è in continua evoluzione. Molti abiti “di tendenza” non sono più in voga la stagione successiva.

Noi cambiamo spesso guardaroba a discapito della sostenibilità sociale ed ambientale.

Forse non sai che, per ottimizzare i processi produttivi, molte industrie tessili utilizzano cotone a crescita rapida con l’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti, che sono causa di impoverimento del suolo e di inquinamento ambientale.

Gli indumenti sintetici, invece, rilasciano nell’ambiente particelle che vengono dette “microplastiche”.

I pesticidi, le microplastiche e le sostanze chimiche utilizzate per colorare I tessuti si diffondono nel terreno fino a raggiungere le falde acquifere, da qui sfociano nel mare danneggiando gli ecosistemi marini, a discapito della catena trofica.

Un altro aspetto che bisogna considerare riguarda la situazione sociale dei lavoratori delle industrie manifatturiere.

Si tratta molto spesso di donne e bambini sottopagati che lavorano in cattive condizioni, in un contesto che complessivamente non rispetta i requisiti della sostenibilità sociale.

Lo sviluppo sostenibile in dettaglio

Quando è nato?

Non vi è una data di inizio precisa alla quale si può far riferimento per la nascita dello sviluppo sostenibile. Si parla, invece, di un processo storico a tappe che ha visto nascere i concetti di sostenibilità economica, sostenibilità sociale, sostenibilità alimentare ed ecosostenibilità.

Con la quale è stata affermata l’opportunità di intraprendere azioni con l’«obiettivo imperativo» dell’umanità di «difendere e migliorare l’ambiente per le generazioni presenti e future».

  • 1987 Rapporto Brundtland – Commissione Mondiale.
  • 1992 Conferenza di Rio de Janeiro, con la quale è stato sottolineato l’aspetto della tutela ambientale con la partecipazione dei cittadini e ha fatto nascere due iniziative: il Programma d’azione Agenda 21 e la Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici.
  • 1994 Aalborg – la prima Conferenza Europea sulle Città Sostenibili
  • 1996 Lisbona – la seconda Conferenza Europea sulle Città Sostenibili
  • 1997 Kyoto – Protocollo di Kyoto, che prevedeva l’attuazione di politiche e misure per la riduzione di emissioni di gas serra da parte dei paesi industrializzati. Tale protocollo incentiva la ricerca scientifica sulle energie rinnovabili e la sostenibilità economica.
  • 2000 Hannover – la terza Conferenza Europea sulle Città Sostenibili
  • 2001 Unione Europea – (VI) Piano d’Azione Ambientale 2002/2010
  • 2008 Settimana Europea per l’Energia Sostenibile (EUSEW 2008), un’iniziativa durata una settimana, al fine di coinvolgere attivamente I cittadini delle varie città europee nelle attività di sostenibilità energetica ed ambientale.
  • 2011 COP 17 Durban South Africa, Climate Change Conference, la quale prevedeva di adottare entro il 2015 “un nuovo protocollo o altro strumento legale o esito condiviso dotato di forza legale” per ridurre la CO2 che impegni tutti i paesi.
  • 2012 Rio de Janeiro – Conferenza ONU RIO plus 20, che si è occupata di rinnovare l’impegno allo sviluppo sostenibile, di considerare la Green Economy all’interno dello sviluppo sostenibile e di formulare in modo chiaro un quadro istituzionale per lo Sviluppo Sostenibile.
  • 2015 New York – Agenda per il 2030 dei Membri delle Nazioni Unite.
  • Essa prevedeva l’attuazione di un piano politico, strutturato in 17 obiettivi (SDGs – Sustainable development goals), con lo scopo di porre fine alla povertà e alla fame nel mondo, garantire una buona salute e il benessere per tutta la popolazione, fornire un’istruzione di qualità e raggiungere la parità dei sessi.

I 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile si articolavano come segue:

  1. Porre fine alla povertà in tutte le sue forme, in tutti I Paesi del mondo.
  2. Porre fine alla fame nel mondo, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile.
  3. Garantire una vita sana e promuovere il benessere per tutti a tutte le età.
  4. Garantire un’istruzione di qualità inclusiva ed equa e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti.
  5. Raggiungere l’uguaglianza di genere.
  6. Garantire a tutta la popolazione l’accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari.
  7. Garantire a tutti l’accesso a un’energia economica, affidabile, sostenibile e moderna.
  8. Promuovere una crescita sostenuta, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti.
  9. Costruire infrastrutture resilienti, promuovere l’industrializzazione sostenibile e l’innovazione inclusive.
  10. Ridurre la disuguaglianza all’interno e tra i paesi.
  11. Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibile.
  12. Garantire modelli di produzione e consumo sostenibili.
  13. Agire con urgenza per combattere il cambiamento climatico e i suoi impatti.
  14. Conservare e utilizzare in modo sostenibile le risorse degli oceani e dei mari.
  15. Proteggere, ripristinare e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire in modo sostenibile le foreste, combattere la desertificazione, arrestare e invertire il degrado del suolo e arrestare la perdita di biodiversità.
  16. Promuovere società pacifiche e inclusive per uno sviluppo sostenibile, fornire accesso alla giustizia per tutti e costruire istituzioni efficaci, responsabili e inclusive a tutti i livelli.
  17. Rivitalizzare la partnership globale per lo sviluppo sostenibile.

Nell’Ottobre del 2020, in occasione dell’evento di chiusura del Festival dello Sviluppo Sostenibile, l’ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) ha espresso in un report la necessità di accelerare il raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Agenda per il 2030.

Questo rappresenta uno strumento fornito dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), rivolto ai cittadini ed ai titolari di imprese, per attuare politiche volte alla sostenibilità sociale, economica e ambientale.

Quali sono i concetti fondamentali alla base dello sviluppo sostenibile?

“Lo sviluppo sostenibile è quello che soddisfa le necessità delle attuali generazioni senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare le proprie” (Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo dell’ONU, 1987).

Lo sviluppo sostenibile non tiene conto solamente del reddito economico e del livello di produzione ma valuta anche la qualità della vita dei cittadini, in termini di sanità, cultura.

Lo sviluppo sostenibile si basa su tre concetti fondamentali:

  • Integrità dell’ecosistema

Deve consentire il mantenimento degli ecosistemi, limitando le emissioni di gas serra ed ogni alterazione irreversibile per il pianeta (ad esempio, la distruzione delle barriere coralline).

  • Efficienza economica

Intesa come economia in senso stretto, ossia come la capacità di un Sistema di generare reddito e lavoro. Tuttavia, la sostenibilità economica può essere percepita anche dal punto di vista del pianeta, come la capacità di tener di conto della richiesta di risorse e del tempo necessario per il ripristino delle stesse, nel rispetto degli equilibri ecologici.

  • Equità sociale

Prevede che ci sia equa possibilità di accedere alle risorse del pianeta, che siano cibo, denaro, sanità, cultura, etc. In un contesto di parità dei diritti umani tali risorse dovrebbero essere concesse in maniera equivalente a tutte le persone.

Si parla di equità intra-generazionale in riferimento a persone della stessa generazione mentre di equità inter-generazionale in riferimento alle generazioni future.

Quali sono i pilastri dello sviluppo sostenibile?

Quando si parla di sviluppo sostenibile si fa riferimento all’adozione di criteri produttivi, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale delle attività e promuovere la diffusione di tecnologie rispettose dell’ambiente.

I principali “pilastri” attorno ai quali ruotano le politiche e le strategie attuate per uno sviluppo sostenibile sono l’economia, la società e l’ambiente.

Questi vengono rappresentati graficamente con un diagramma di Venn costituito da insiemi interconnessi in cui economia e società sono comprese all’interno dei limiti ambientali. Ciò significa che sono mutualmente indispensabili gli uni con gli altri in prospettiva di una sostenibilità a lungo termine.

  • Economia (considerata, informalmente, come il profitto)

Il concetto di sostenibilità economica è alla base dello sviluppo sostenibile. Perché un processo possa durare nel tempo esso deve utilizzare le risorse naturali a un ritmo tale che esse possano essere rigenerate naturalmente.

  • Società (le persone)

Nell’insieme della società rientra ciò che è necessario per garantire pari risorse alla popolazione, rendendole disponibili per le generazioni future (sostenibilità sociale).

  • Ambiente (il pianeta)

In questo insieme rientrano tutti gli aspetti utili a garantire la stabilità di un ecosistema (ecosostenibilità). Ciò significa mantenere stabili nel tempo sia i processi biologici che avvengono all’interno dell’ecosistema, sia preservare la biodiversità (intesa come numero di individui, ma anche come variabilità di specie nello stesso habitat).

Quando si può parlare di sviluppo sostenibile?

Si può parlare di sviluppo sostenibile quando si ha a che fare con una tipologia di sviluppo in grado di rispondere alle richieste della popolazione, senza dare fondo alle riserve del pianeta. Si realizza quindi nel rispetto dei principi dell’ecosostenibilità, della sostenibilità economica e della sostenibilità sociale.

All’interno delle politiche attuate in termini di sostenibilità ambientale vi rientrano quelle in relazione al cambiamento climatico e alla salvaguardia della biodiversità degli ecosistemi.

Nell’ottica della sostenibilità sociale, lo sviluppo è considerato sostenibile quando permette all’umanità di soddisfare i suoi bisogni attuali, senza compromettere la capacità delle generazioni future di fare lo stesso.

Dal punto di vista della sostenibilità economica, uno sviluppo sostenibile è quello che si basa sulla cosiddetta “economia verde”, che agisce cioè per la salvaguardia dell’ambiente. Molte aziende, infatti, hanno messo in atto strategie di responsabilità aziendale con pratiche anti-spreco che favoriscono il riciclaggio, per il benessere del pianeta.

L’importanza della sostenibilità per Simone Molteni

Cosa possiamo fare per favorire lo sviluppo sostenibile?

Ciascuno di noi può compiere piccoli gesti quotidiani di fondamentale importanza per il bene del pianeta:

  • Scegliere generi alimentari a basso impatto ambientale (provenienti, ad esempio, da agricoltura biologica)
  • Utilizzare fonti di energia rinnovabile (Energia solare, eolica, geotermica, idraulica e biomasse)
  • Limitare gli sprechi di cibo, acqua, energia elettrica e beni di consumo
  • Preferire mezzi di trasporto ecologici come biciclette, monopattini, auto elettriche, ecc. (mobilità sostenibile)
  • Cambiare i dispositivi elettronici solo quando veramente necessario (non per moda)
  • Effettuare quotidianamente (e correttamente) la raccolta differenziata, in base alle modalità previste dal proprio comune
  • Prediligere l’acquisto di beni di seconda mano (second hand) così da limitare le emissioni di CO2, l’uso di nuovi materiali ed energia.

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